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“Intervista a Fabio Banchio: Uno speciale dedicato alla musica in quarantena, progetti, curiosità e molto altro sull’artista.”

Una speciale intervista del curatore della rubrica “Scrivere Canzoni” Beppe Varrone a Fabio Banchio, musicista, arrangiatore, autore di libri e Direttore della Filarmonica Candiolese “A. Vivaldi”. In questo contesto di emergenza sanitaria la sua musica non si è fermata, come la sua carriera e la sua professionalità elogiata in molti eventi di livello mondiale. Laureatosi in Storia della Musica Moderna e Contemporanea alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università di Torino, si è in seguito diplomato presso il Conservatorio “G. Verdi” di Torino in Pianoforte, Composizione e Strumentazione per Orchestra di Fiati. La sua tesi di laurea, dal titolo L’eredità pianistica di Niccolò Paganini, è entrata a far parte della prestigiosa Indiana University Libraries. Ha tenuto recital in Italia ed all’estero, in modo particolare Francia, Svezia ed Argentina, accompagnando artisti di fama internazionale tra cui Fabrizio Bosso, considerato da pubblico e critica uno dei più grandi trombettisti italiani al mondo, e Simona Rodano, già protagonista del tour mondiale del musical Pinocchio, oggi ambasciatrice della lingua e della cultura italiana a New York. È autore della raccolta pianistica Il bianco e il nero e del volume bilingue (oggi giunto alla seconda edizione) I Grandi Maestri Piemontesi della Fisarmonica, presentato nel 2013 a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale del Piemonte. Nel gennaio del 2015, ha diretto in mondovisione dal Teatro Regio di Torino gli inni che hanno ufficialmente aperto i solenni festeggiamenti per il bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco.  Nel maggio del 2019, in occasione del concerto inaugurale dell’Euroschool Festival, con il Coro Piccoli Cantori padre Médaille dell’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo si è esibito in mondovisione presso la Basilica Superiore Papale di San Francesco in Assisi. È vice presidente e responsabile del Settore Arte e Cultura dell’Associazione Piemontesi nel Mondo. È docente dei corsi dell’Arte Performer Metodo P.A.S.S. riconosciuti dal Coni e dai conservatori italiani.

Come ti sei organizzato per affrontare questo periodo di chiusura forzata?

Avere a disposizione uno studio musicale digitale ed un’ampia biblioteca mi hanno certamente agevolato. Se a questo aggiungiamo che vivo in una casa di campagna dove è possibile fare musica a qualsiasi ora…, posso certamente ritenermi molto fortunato.

Come hai vissuto il tuo rapporto con la musica?

L’ho vissuto, ovviamente, in modo diverso dal passato ma, comunque, ottimistico. In un momento di tangibile, oggettiva, difficoltà, l’arte rappresenta un insostituibile ancora di salvezza. Come diceva Dostoevskij, “La bellezza salverà il mondo”.

Sei riuscito a seguire i tuoi allievi a distanza?

Per quanto non sia assolutamente paragonabile ad una lezione di tipo tradizionale, l’uso della tecnologia mi ha permesso di mantenere vivo il rapporto con gli allievi, fattore determinante soprattutto per i più piccoli che, oggi più che mai, avvertono la necessità di mantenere vive le relazioni. La cosa più spiacevole è stata quella di comunicare ai bambini del Coro Piccoli Cantori padre Médaille che non saremmo potuti andare a Verona per il nostro concerto di maggio.

C’è un progetto sul quale ti sei dedicato maggiormente?

Con il Maestro Vittorio Sebeglia, giovane e talentuoso violinista dell’Orchestra Accademia Teatro alla Scala, registrerò prossimamente (a porte chiuse…) un concerto che sarà trasmesso in rete. Ho avviato, inoltre, una proficua collaborazione con il Maestro Claudio Fenoglio – Maestro del Coro di Voci Bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino – finalizzata alla realizzazione di nuovi supporti didattici per i cori di voci bianche e gli allievi di canto.

I tuoi primi appuntamenti in vista di una riapertura?

Mi auguro che in autunno possano andare in produzione due spettacoli teatrali dedicati a Mia Martini e Lucio Battisti, quest ultimo insieme ai componenti del Progetto Battisti. Qualora Torino ospiti a settembre il Salone Internazionale del Libro, auspico di poter fare con il Maestro Luca Zanetti alcune presentazioni-concerto del mio libro dedicato ai grandi maestri piemontesi della fisarmonica. Spero, infine, nel mese di novembre, di tenere con la Filarmonica Candiolese A. Vivaldi il tradizionale concerto benefico a favore dell’IRCC di Candiolo.

L’episodio legato alla musica che ti è rimasto impresso durante la quarantena?

Ho particolarmente apprezzato, per lo spirito dell’iniziativa e la qualità dell’interpretazione, l’esecuzione che la violinista Lena Yokoyama ha dedicato al personale sanitario dell’Ospedale Maggiore di Cremona ed ai volontari di Samaritan’s Purse.

VIGONE: “Primo concorso letterario dedicato allo scrittore Alejandro Jodorowsky”

Il gruppo LIBeRI con il patrocinio della Città di Vigone lancia la prima edizione del concorso letterario nazionale “Premio Alejandro Jodorowsky”. L’iniziativa nata dalla volontà della scrittrice vigonese Cristina Viotto vuole omaggiare l’artista cileno.

Il concorso si divide in due grandi sezioni: la poesia e la narrativa breve. Due anche le fasce d’età: Junior (fino ai 16 anni) e Senior (dai 17 anni). Le opere dovranno essere inviate entro il 31 dicembre 2020 ed esaminate in seguito da una giuria di esperti. Premi per i primi sei classificati di ogni categoria oltre ad un premio speciale ad un unico partecipante destinato al lavoro che meglio si avvicinerà al modello di scrittura dell’autore al quale è dedicato il concorso: originalità, poliedricità e capacità di uscire dalle righe.

Per informazioni: concorsoletterariovigone@gmail.com.

Di seguito regolamento e scheda d’iscrizione:

TE LO DICO IN POESIA: “4 maggio 2020…Il risveglio”

Ore 7,30. Puntuale come un orologio scatta la mia FASE 2. Metto le scarpette, la giacchina sportiva e prendo tutti i documenti che mi consentono di muovermi, da oggi servono più che mai. Destinazione parco Colonnetti, al di là del ponte sul Sangone, ad un km da casa mia.

Sento una strana trepidazione, dopo una notte di sogni premonitori. Tra cui uno in particolare. Un cane cucciolo mi veniva incontro scodinzolando e abbaiando festoso chiamandomi a correre con lui. E’ un richiamo al risveglio della vita, e lo colgo appieno.

Mentre scendo tocco la mia mascherina come se fosse la mia seconda pelle e mi butto nel traffico che comincia ad essere di nuovo sostenuto. Ho paura di non farcela a tornare a piedi dopo due mesi di immobilità da poltrona e divano… prendo la macchina.

Il parco è lì, imponente. Le sue erbe incolte si muovono come onde del mare, accarezzate dal venticello e il mio respiro si apre, i polmoni si allargano.

Appena inforco la stradina una miriade di pensieri si intrecciano nella mia mente, gli occhi osservano in modo profondo ogni particolare. Quanto mi sei mancata natura viva. Continuo a camminare per il vialetto sotto il salice piangente e ad un tratto spunta un leprotto, poi un altro più in là e il cinguettare degli uccelli è più forte che mai. Mi fermo e con un po’ di timore penso a come non diventare l’elemento di disturbo. Gli animali e il bosco in questi mesi sono stati di nuovo soli, come non succedeva più da tempo, riprendendosi gli spazi e il silenzio.

Mi muovo piano e penso come l’uomo dovrebbe approfittare dell’occasione per reinserirsi delicatamente tra loro, senza spaventarli e senza irrompere nel parco come se fosse un diritto sacrosanto appartenergli. Bisogna guadagnarsela questa identità, sentendosi solo una piccola parte rispettosa di una comunità ben più ampia.

Riparto a camminare in punta di piedi e questo pensiero mi fa scaldare il cuore, sentendomi per un attimo come Biancaneve che cantava seduta nel prato attorniata da leprotti, cerbiatti e uccellini festosi tra le sue mani.

Scatto qualche foto agli alberi che dimostrano tutta la loro bellezza, anche se il sole oggi non c’è, e quando sento i passi dietro di me, mi sposto cercando di mantenere quella distanza sociale che mi permette di rivedere tutto questo e di portarmelo a casa, negli occhi, nelle membra e nella mente.

Finisco il mio giro e torno alla macchina, non trascurando alcuni momenti di allungamento per le gambe e le braccia che rivedo finalmente rosse, ossigenate dalla circolazione che riprende i suoi spazi, proprio come la natura intorno.

Rientro a casa, i miei cani mi accolgono festosi e felice sorseggio il mio caffè.

Oggi 7,30 puntuale come un orologio, è scattata prudente la mia FASE 2. Che profuma, come non mai, di libertà.

PIOBESI: “Scrittori di classe, al via la 6° edizione”

Anche per quest’anno è stato confermato il concorso letterario dedicato ai ragazzi delle classi terze della Scuola Secondaria di Primo Grado dei Comuni di Piobesi e Candiolo.

L’evento si svolgerà giovedì 7 maggio 2020, durante l’orario scolastico, in collegamento diretto con gli insegnanti

Trovi tutti i dettagli dell’iniziativa su:

http://www.comune.piobesi.to.it/Home/Pagine-del-Comune?ID=7711&fbclid=IwAR3t1oJbWZdjq-e69KI9rwAB-CR6i_7X9oawXI-OBr-iYbRHvzrnzdM9irA

COMING SOON: “Intervista a Fabio Banchio, la sua musica in quarantena, progetti, curiosità e molto altro.”

Il Chisolino Online è fiero di annunciare con piacere un’intervista di prossima uscita insieme a Fabio Banchio, musicista, arrangiatore, autore di libri e Direttore della Filarmonica Candiolese “A. Vivaldi”.

In questo contesto di emergenza sanitaria la sua musica non si è fermata, come la sua carriera e la sua professionalità elogiata in molti eventi di livello mondiale.

I suoi studi, la docenza, ricordi e progetti per un futuro ricco di musica saranno solo alcuni degli aspetti toccati dall’intervista condotta da Beppe Varrone nella sua rubrica “Scrivere canzoni”.

Continuate a seguirci.

CASTAGNOLE: “Dalle finestre fantasie e immagini si trasformano in disegni”

La farmacia castagnolese degli Angeli della Dr.ssa Silvia Boggiato di piazza Vittorio Veneto 4 lancia un contest gratuito dedicato al disegno. Guardando fuori dalle proprie finestre si dovranno trasformare in disegni, immagini e pensieri legati ad un mondo che si desidererebbe trovare al di fuori delle proprie mura.

Regolamento:

  • Disegna cosa vedi con la fantasia dalla tua finestra
  • Invia il tuo disegno tramite WA al 011.9862673
  • Scadenza domenica 3 maggio 2020

Il disegno migliore sarà premiato con un kit da disegno di matite colorate, matite da disegno e libri da colorare, inoltre verrà pubblicato sul giornale locale “Castagnole Notizie”.

VINOVO: “Il mini IndovinaLibro, chi scoprirà il titolo del nuovo libro”

Un altro appuntamento dell’IndovinaLibro lanciato dalla Biblioteca Civica di Vinovo, questa volta dedicato ai bambini, ma prima la soluzione al quesito della scorsa settimana:

“La chiocciolina e la balena” del duo Julia Donaldson e Axel Scheffler, complimenti a chi ha indovinato!

Da quale libro è uscito questo grosso lupo cattivo molto sbruffone?

CASTAGNOLE: “Lendris e Sofia, Re e Regina nel costest Crea la tua corona riciclosa”

I castagnolesi Lendris di 5 anni e Sofia di 4 anni si aggiudicano il contest “Crea la tua corona riciclosa”, in cui i partecipanti con il recupero della carte delle uova di Pasqua hanno dato sfogo alla propria fantasia creando Corone degne di Re e Regine.

Lendris con 1102 like e Sofia con 258 like, hanno ricevuto il maggior numero di apprezzamenti dal pubblico, per questo in una futura data ancora da destinarsi verranno incoronati direttamente dal Sindaco del Comune di Castagnole Piemonte.

L’iniziativa del Chisolino il collaborazione con il Comune di Castagnole Piemonte, ha portato un gran da fare tra le famiglie alle prese con cartoncini, forbici, colla e tanta fantasia.

Tutti i capolavori dei bambini sono visibili all’interno dell’album fotografico:

https://www.facebook.com/pg/ilchisolino/photos/?tab=album&album_id=3044520738940505

“Federico vince il contest Arruolati nell’esercito dei supereroi”

Federico di 8 anni è il vincitore del contest lanciato da Il Chisolino “Arruolati nell’esercito dei supereroi” insieme all’hashtag #ANCHIOCOMBATTODACASA. La sua foto ha ricevuto più like di tutti, proprio per questo a Federico verrà riconosciuta una medaglia al valore.

Si ringraziano tutti i partecipanti e le rispettive famiglie per essersi messi in gioco in questo contest.

Tutti i capolavori dei bambini sono visibili all’interno dell’album fotografico:

https://www.facebook.com/pg/ilchisolino/photos/?tab=album&album_id=3011473048911941

TE LO DICO IN POESIA: “La libertà della partigiana – Carla Capponi “

La libertà è un soffio di vento eterno

Invade il corpo con tenace entusiasmo

Lo fa muovere e correre costantemente

Alla ricerca sfrenata della dimensione umana

La libertà spezza le catene del pensiero irrigidito

È un esercito nascosto tra i rovi

Pronto ad uscire con le braccia alzate verso il cielo

A cantar vittoria per la ritirata degli aggressori

La libertà è l’unione di donne e uomini

Astuzia e sguardo attento li guida

Verso spazi sconfinati che riescono a controllare

Con la sola eco di un sibilo animale

La libertà è montagna e mare

È poter guardare i propri figli

Col sorriso gentile di una certezza

Del donare ad essi i loro confini

La libertà è un soffio di vento eterno

Che sfiora i capelli morbidi tagliati

Delle donne soldato armate di fiori di campo

Che han piantato nelle verdi valli

Sotterrando i proiettili per sempre

Tiziana Calamera 21 Febbraio 2019

Dedicata a Carla Capponi e tutte le donne partigiane per il loro impegno e coraggio offerto per molti anni di Resistenza.

C’è un linguaggio con cui spiegare gli eventi e il mondo che ci circonda in modo empatico e riflessivo: la poesia, che interpreta in profondità il nostro legame interiore con esso e muove le corde emotive alla ricerca di intuizioni concrete che ci fanno evolvere. Sarà un viaggio alla scoperta del proprio essere, che vi invito a fare con me.

A cura di Tiziana Calamera

Poetessa

NICHELINO: “Gli artisti del circolo Amici del Cammello uniti per il 25 aprile”

Sabato 25 aprile 2020 alle ore 18 in diretta sulla pagina Facebook libreria Il Cammello un incontro virtuale per ricordare la Liberazione e la Resistenza partigiana.
Interventi a cura di Gian Luca Ruggiero e Gianni Zanirato, letture di Maria Dornella Barillà, Tiziana Calamera, Marco Dattesi, Cecilia Ventigeno e Caterina Vitagliani.

CASTAGNOLE: “Il piccolo principe, scarica gratis l’ebook”

In occasione della giornata mondiale del Libro UNESCO del 23 aprile, la farmacia degli Angeli regala a tutti gli appassionati l’ebook del “Il piccolo principe”.

Scaricalo dal seguente link: ​https://tinyurl.com/ybpvh7ld

“Ancora pochi giorni per votare i vostri beniamini tra i contest firmati Chisolino”

Scadrà domenica 26 aprile 2020 alle ore 15 il termine ultimo per poter votare i vostri beniamini tra i contest lanciati dal Chisolino.

In particolare per “Arruolati nell’esercito dei supereroi” e “Crea la tua corona riciclosa” dedicato al Comune di Castagnole Piemonte.

Ricordiamo che la foto del supereroe o supereroina che riceverà più Mi Piace il riconoscimento di una medaglia al valore, mentre le foto del Re e della Regina castagnolesi che riceveranno più like verranno incoronati direttamente dal Sindaco Mattia Sandrone.

PINEROLESE WILD: “Storia e leggende tra le borgate pragelatesi”

Il Comune di Pragelato, uno dei più estesi della Val Chisone in quanto a superficie, è composto di ben 20 villaggi o borgate. Di esso faceva parte anche, fino al 1934, cioè fino alla costituzione del comune di Sestrieres, nel quale venne inclusa, l’omonima borgata.

Molti di questi villaggi, un tempo popolosi e pieni di vita, sono ormai vuoti e abbandonati.

Alcuni di essi sono ridotti ad alpe per la monticazione del bestiame (Troncea, Seite, Laval, Jousseaud, Foussimagne, Rif), altri (Allevé, Grand Puy, Villardamond, Chezal) si animano solo nella bella stagione quando vi tornano alcune famiglie indigene per attendere ai lavori dei campi o per accudire gli alveari, oppure per ospitare famiglie emigrate nella vicina Francia o in Italia che vi fanno ritorno per ritemprare il fisico e lo spirito, o, ancora, nuclei di forestieri che hanno acquistato i vecchi casolari e li hanno ristrutturati, non sempre però mantenendovi le caratteristiche architettoniche.

Si sa però per certo che altri villaggi vi esistevano, oltre a quelli attuali. Sono i villaggi di Jabets (lou Dzabée), nei pressi di Seite in val Troncea, Nai, nelle vicinanze di Jousseaud, Granges Chalmette (lou Drôn dâ Cazèi), nell’omonima regione, Mureaux (lou Murau), a ridosso del Chisone tra Soucheres Basses e Fraisse, Rif superiore (lë Riou d’amount), a nord dell’omonimo villaggio.

Questi villaggi sono stati distrutti durante le frequenti vicende belliche che nei secoli scorsi hanno travagliato l’alta Val Chisone, spazzati via dalla furia degli eserciti in contesa. Di taluni di essi sono rimasti dei ruderi, tuttora ben visibili.

La tradizione popolare vuole però che altri villaggi esistessero nel territorio pragelatese ma di essi ben poco si sa, avvolti come sono da un alone di leggenda che non offre possibilità alcuna di documentare in concreto la loro esistenza.

Una zona che si vuole fosse sede di insediamenti umani è quella che da Villardamond si estende verso il colle Basset. In questo ampio vallone pare esistessero due villaggi, denominati Counh (a forma di cuneo) e Cabot (baita).

Il primo sarebbe stato situato a ovest di Villardamond, oltrepassato il rio denominato Coumbalét, lungo il sentiero che porta all’alpe Routsô la grôndze e all’alpe Brûn.

Quivi, in località Enversi d’amount (Inversi superiori), il piccolo villaggio sarebbe sorto, fondato forse da esuli valdesi cacciati, durante le persecuzioni ordinate dall’Inquisizione, dalla Val Troncea.

Pare che uno dei primi abitanti di Counh fosse un tale Jayme, fuggito da Laval, i cui discendenti, convertiti al cattolicesimo, si trasferirono poi a Villardamound.

Narrasi che durante una visita di Luigi XIV in Val Chisone gli abitanti del villaggio gli si presentassero davanti per rappresentargli il loro disagio nel doversi recare a La Ruà per le funzioni religiose, supplicandolo di far erigere una chiesa in località più prossima al loro villaggio.

Il re di Francia, sensibile ai bisogni spirituali dei suoi sudditi, avrebbe promesso ai postulanti che una nuova chiesa sarebbe stata eretta a Traverses.

In quell’incontro con Luigi XIV, gli abitanti del Counh avrebbero anche implorato aiuto per alleviare le loro misere condizioni economiche provocate da un’invasione di cavallette che avevano devastato i loro magri raccolti. (Tutto ciò è però frutto della fantasia popolare non essendo comprovato da nessun documento storico. Forse non si trattava del re di Francia ma di qualche suo emissario).

L’esistenza del villaggio del Counh sarebbe comprovata da due fatti, uno avvolto dalla leggenda e l’altro assai più concreto perché verificatosi da poco tempo.

Vuole, infatti, la leggenda che un viandante, proveniente dal colle Basset, incontrasse, una domenica mattina, accanto alla fontana del Villaggio, dove si era fermato per dissetarsi, sette fanciulle intente a lucidare le zangole e i paioli di rame (“Sette mariouira en tren a furbî soû buria e soû sedzelîn” dice l’antica leggenda).

Alcuni anni fa, una donna di Chezal, che si recava in visita ai propri parenti ad Allevé, attraversando la zona, avrebbe notato, là dove sorgeva il villaggio, i resti della conduttura in legno che portava l’acqua alla fontana. Ciò confermerebbe, senza ombra di dubbio, che il villaggio del Counh è realmente esistito.

Il villaggio denominato Cabot sarebbe stato situato molto oltre quello del Counh, in località lâ Platta (i pianori) sulla mulattiera che conduce al colle Basset. Di esso nulla si sa di preciso. Forse non si trattava di un villaggio vero e proprio ma di un piccolo agglomerato nel quale si erano insediate alcune famiglie di sbandati a causa delle persecuzioni religiose.

Vuole la leggenda che, a poco a poco, a causa della lunghezza e della rigidità dell’inverno e della presenza di famelici lupi che infestavano la zona, gli abitanti abbandonassero il minuscolo villaggio.

Solo due sorelle nubili si sarebbero rifiutate di andarsene. Fu durante un interminabile inverno che una delle due morì.

Essendo impossibile trasportarla a valle a causa dell’enorme quantità di neve che letteralmente tutto sommergeva sotto un’imponente massa gelata, la superstite avrebbe portato la defunta sua sorella nella parte superiore della sua dimora, quella dove si conserva la paglia e si ripone la legna, conosciuta in patouà col nome di pantèria.

Quivi, avvolta in un fascio di paglia, la poveretta sarebbe rimasta per la restante parte dell’inverno: a primavera, le sue misere spoglie avrebbero poi trovato sepoltura nel piccolo cimitero del Counh.

Altro insediamento abitativo avrebbe avuto luogo in località Croo (conche), una zona tra Allevé e Rif, a nord della borgata Granges, ai piedi di una grossa ripa denominata Bruô dë Piere Couquin (ripa di Pietro il malvagio).

In detta località, un tempo coltivata a prato e campo ed ora ridotta, al pari di tante altre, a gerbido, si possono notare dei ruderi la cui forma e disposizione possono facilmente dare l’impressione che ivi siano veramente esistite delle abitazioni.

Un ultimo villaggio si sarebbe infine trovato nei pressi della borgata Rif.

Questa sarebbe quindi stata composta di tre nuclei, e precisamente: il Rif superiore (Riou d’amount), il Rif di mezzo (Riou dâ mei) e il Rif inferiore (Riou d’avôl).

Ad avvalorare l’ipotesi dell’esistenza di quest’ultimo c’è il toponimo con cui è nota la località in cui esso sarebbe sorto e precisamente Grangiot, ossia Grôndze dë Giot (baita di Guiot, cognome, questo molto comune in Pragelato).

Nulla di più probabile, quindi, che accanto alla baita suddetta ne esistessero anche altre sì da formare un vero e proprio villaggio, abbandonato e poi distrutto nell’arco dei secoli.

http://www.chambradoc.it/lavaladdo-testiinitaliano/antichiVillaggiPragelatesi.page

“Offriremo noi quel caffè agli Eroi”

In questi giorni sto seguendo sulle pagine di questo giornale gli articoli dell’infermiere candiolese Graziano Di Benedetto impegnato come tanti suoi colleghi in questa difficile battaglia contro il Covid 19.

Questi “Eroi”, oggi definiti così, siano essi infermieri, medici, operatori sanitari, stanno dando dimostrazione di quanto il loro senso di umanità vada oltre quello di responsabilità del lavoro che svolgono.

Ci stiamo accorgendo che non è un mestiere come gli altri e che nei momenti di estrema emergenza, sono pronti a dare la vita per il prossimo e per il proprio paese.

Forse lo sapevamo già, ma davamo per scontate certe loro azioni, certi loro gesti e presi dal nostro ritmo incalzante delle giornate, non davamo a loro la giusta considerazione.

Improvvisamente questa emergenza ha ribaltato le nostre convinzioni sull’operato del personale sanitario.

I loro turni disumani, senza riposi e senza avere il tempo di una pausa. Il sostituirsi con amore e dedizione all’ascolto del malato al posto dei familiari che adesso non possono vedere. Il piangere i malati quando questo maledetto virus si prende i loro corpi. Il proteggere i propri affetti ogni giorno stando distanti e rinunciando ai loro momenti insieme. Il restare al loro posto anche senza le adeguate protezioni o il giusto compenso, rischiando la morte. Sono tutte azioni che fanno capire a tutti noi di cosa siano capaci questi “angeli” e quali siano i valori che contano davvero nella vita.

Accettare di sentire quell’odore di morte e di acidi tutto il giorno e il rumore dei respiratori che con la coda dell’occhio tengono sotto controllo, riuscire nella frenetica corsa contro il tempo con un fil di fiato a dire al collega: “Riposati un attimo, ti sostituisco io”, sono davvero atti di candido eroismo. Ma loro non vogliono essere considerati tali.

Non dimenticheremo tutto questo ad emergenza finita, ne sono sicura.

Ma se al mattino, mentre prendiamo frettolosamente la nostra tazzina fumante di caffè al bar prima di andare al lavoro, entrasse uno di questi “Eroi”, fermiamoci un attimo a ringraziarlo e offriamogli noi quel caffè.

Tiziana Calamera

“Le tre di notte, il rito della vestizione. Infermiere in corsia”

La collega oltrepassa la striscia di nylon, pochi passi e scompare dietro una deviazione del corridoio che porta nel cuore del reparto. Rimango oltre la striscia, nella zona “pulita” sento i suoi passi percorrere avanti ed indietro il corridoio nascosto, poche pause, poi altri passi.  Vorrei essere invisibile e protetto e vedere cosa c’è oltre. Ma è solo questione di ore. Torno in medicheria, la giovane collega su mia precisa richiesta, mi spiega cosa sono le sigle sulla consegna e come si montano le maschere Venturi e altro ancora. Da insegnante universitario e tutor di poche ore fa, mi trovo ora nelle vesti di studente e… tirocinante. Quanti particolari da imparare nel giro di poche ore. Prendo appunti, ma inutile farlo, tanto non avrò il tempo per rileggerli. Sono già le due… stranamente né io né la collega parliamo della nostra vita privata, sembra che vogliamo tenere fuori la nostra esistenza da questa situazione caduta improvvisamente sopra di noi, e sembra sull’intero mondo. Sono le due e trenta. “Dobbiamo cominciare a vestirci, ci vuole tempo…” dice Francesca, “Sì giusto, iniziamo,” rispondo con voce sicura ed anima tremante. Con celerità iniziamo a prendere i vari presidi dagli armadi e dalle scatole. È la prima volta che mi vesto così. Apro la confezione del camice chirurgico, un camice di un colore blu acceso, al suo interno vi è un grosso fazzoletto bianco, lo afferro per gettarlo ma la Francesca mi ferma dicendo, “No, fermo, quello lo mettiamo al collo, è utile.”  i presidi sono tutti diversi, la collega prima aveva usato un altro indumento ancora. Guardo la collega, la osservo e la imito, lei ha… un giorno di esperienza in più di vestizione, esperienza preziosa. A turno ci leghiamo, il camice da dietro, con lacci che penzolano dai lati. Le mie spalle larghe, premono contro il camice, Francesca è costretta a fermare i lembi con abbondante cerotto di seta, e io devo fare altrettanto con lei per il motivo opposto. Lei scompare all’interno dell’indumento. Il fazzoletto bianco è arrotolato intorno al collo, anch’esso incerottato abbondantemente. Poi indosso una cuffietta leggera, traforata e trasparente, una cuffietta da sala, seguo il consiglio di Francesca e la posiziono fino alla fronte. Essendo piccola, lascia scoperta la nuca, ma fortunatamente abbiamo un altro copricapo, che, avendo forma diversa, lascia scoperta la fronte, ma copre la nuca. Si lega sul davanti. Sento già il sudore scivolare lungo la schiena e non sono nemmeno a metà della vestizione. I camici, di taglia unica, coprono al massimo fino al ginocchio, almeno per le persone alte come me, quindi bisogna trovare delle soluzioni. I copri scarpe hanno uno splendido colore, ma il colore non spaventa il virus, coprono solo gli zoccoli. Li indossiamo comunque, ma poi prendiamo due sacchi neri della spazzatura, quelli dove si gettano i rifiuti di ogni tipo, e dopo aver messo le gambe dentro, li sagomiamo sempre con il cerotto di seta, cerchiamo di dare una forma ergonomica, meglio non inciampare all’interno del reparto. Non riesco a definire la sensazione che provo. Indossare dei sacchi della spazzatura. Mi proteggo o proteggo io qualcuno? E mi proteggo o proteggo qualcuno con dei sacchi della spazzatura? Non è l’estetica che mi disturba. I pazienti riconosceranno me e la mia collega come professionisti o come cosa? E come si percepiranno loro? Tolgo questo pensiero dalla mente, lo rinchiudo dentro al sacco, non voglio che esca, forse adesso la paura è più forte e ogni pensiero è invadente. Io e Francesca non riusciamo nemmeno a guardarci negli occhi, forse anche lei ha pensato la stessa cosa, ma preferisco non chiedere. Prendo un paio di guanti, color bianco latte, con le maniche più lunghe, taglia XL, l’unica confezione presente. Francesca prende le forbici e fa un piccolo foro vicino all’elastico delle maniche, “Infila il pollice, cosi il camice non scappa e il polso rimane coperto,” seguo senza fiatare le sue istruzioni.  Aiuto anche lei nella stessa operazione. Poi indossiamo un altro paio di guanti sopra, i miei entrano a stento. Cerco di non lacerarli. Non vi sono guanti di una misura più grande. Adesso prendiamo un altro camice, spesso, pesante. Il suo verde acceso, è quasi bello. Non ha tasche, solo lacci che si annodano da dietro. Impossibile fare da soli questa operazione. Infilo le braccia, Francesca da dietro tira il camice e poi lo lega. Io aiuto lei, stringo il più possibile i lacci, ma il suo esile corpo non riempie nemmeno il doppio camice, sono costretto ad usare nuovamente il cerotto di seta, “Sarà un bel problema toglierlo dopo,” dice Francesca quasi ansimando. Io cerco di azzerare le emozioni, penso solo al qui e ora, il domani è un’ipotesi, forse perché è troppo lontano. Ma le emozioni non si possono azzerare, non ci si abitua alla sofferenza, non ci si abitua al dolore, non ci si abitua alla morte. Nessun camice, nessun guanto, nessun copri collo attaccato con il cerotto ci difende da questo. Nemmeno i sacchi della spazzatura che indossiamo… vestiamo la corazza del coraggio, piena di crepe, piena di fori, ma incredibilmente solida ora. Il tempo è passato inesorabilmente e noi siamo ancora sprovvisti della barriera più preziosa. La mascherina e gli occhiali protettivi. Francesca mi porge la mascherina FFP3, ha un colore bianco pallido, ai due lati ha dei filtri che sporgono. Indossarla non è semplice, soprattutto perché dopo si deve togliere senza toccare l’interno. Grosso problema per me che ho gli occhiali. Guardo la collega, afferra con una mano la mascherina e con l’altra il doppio elastico. Posiziona la mascherina sul muso e un elastico alla base della nuca e l’altro in altro. Poi sopra rimette la chirurgica.  Io devo togliere gli occhiali, cerco di fare la stessa cosa. Riesco al secondo tentativo. Non avendo capelli, la cuffia fa effetto velcro e l’elastico non scivola, ma stringe come un pensiero di morte. Ferma quasi la circolazione, ma per far aderire la mascherina cosi deve essere. Rimetto gli occhiali, e la chirurgica. Non parlo, sento le orecchie tirare verso il viso. Un dolore insidioso. I miei occhi si girano verso l’orologio. Le tre meno dieci. Troppo tardi o troppo presto? Esce il mio fiato dall’alto della mascherina, o forse esce dai filtri, non lo so. Adesso devo indossare gli occhiali copri occhiali. Sembrano una maschera da sub, ma qui non devo immergermi nel blu infinito per vedere i coralli o ricci, qui mi devo immergere nell’ignoto, nella malattia, nella morte forse. Li indosso con fatica. Mi stringono sul naso, dietro le orecchie, sulla fronte e l’elastico dietro comprime anche il cervello. Ma la sensazione di compressione mi fa sentire più protetto, ma protetto da cosa? Dal fiato dei pazienti, da me stesso, dalle mie paure, dal virus? Non c’è più tempo per pensare, non c’è più tempo nemmeno per guardare l’orologio. Ci controlliamo a vicenda io e Francesca. Vedo appannato. Il fiato arriva anche dentro i copri occhiali. Camminiamo verso la striscia di nylon. Il rumore dei sacchi che toccano il pavimento dà la sensazione di muoversi strisciando. Il nastro di nylon è ormai a pochi centimetri da me. Adesso sento il cuore battere dentro i due camici. Il mio fiato comprimere le mascherine e premere con forza per uscire. Non voglio far entrare l’aria, ma devo pur respirare… anche se forse non vorrei.  Oltrepasso la striscia, il buio è profondo… ormai sono dentro.

Perché una rubrica? Perché una rubrica con dentro contenuti di uno scrittore attore? Semplicemente perché l’arte non è solo apparire ma è anche lavorare con se stessi per approdare a risultati di cui tutti possono fruire. Leggere… leggete… troverete un mondo dentro gli spazi bianchi fra le righe nere.

A cura di Graziano Di Benedetto

Scrittore – Attore

VINOVO: “L’IndovinaLibro, chi scoprirà il titolo del nuovo libro”

Secondo appuntamento dell’IndovinaLibro lanciato dalla Biblioteca Civica di Vinovo, ma prima la soluzione al quesito della scorsa settimana:


“Un cappello pieno di ciliege” di Oriana Fallaci, complimenti a chi ha indovinato!

E ora un nuovo incipit da svelare, buona fortuna e occhio alle immagini:

IndovinaLibro

IndovinaLibroEccoci con il secondo appuntamento dell'IndovinaLibro, per prima cosa la soluzione al quesito della scorsa settimana che era… "Un cappello pieno di ciliege" di Oriana Fallaci, complimenti a chi ha indovinato!E ora un nuovo incipit da svelare, buona fortuna e occhio alle immagini!

Posted by BIBLIOTECA CIVICA VINOVO on Thursday, 16 April 2020

NONE: “Fixo premia un altro vincitore per il nuovo contest”

Massimiliano Muranelli si aggiudica il contest dedicato alla festività pasquale lanciato dall’attività commerciale nonese Fixo, un momento che aiuta a passare il tempo tra le proprie mura in questo periodo di emergenza sanitaria.

Il contest prevedeva la condivisione di una foto del proprio pranzo di Pasqua o di Pasquetta, o di un piatto della Pasqua tipico del proprio paese. La foto di Massimiliano è stata così la più votata sui social:

In premio un uovo di Pasqua artigianale al cioccolato fondente con sorpresa della pasticceria nonese Spina

Una pizza per l’associazione “Città delle Donne”

L’Associazione “La Città delle Donne” , nel suo costante impegno per individuare iniziative e progetti utili a raccogliere fondi per sostenere Donne, Madri e persone in difficoltà, ha trovato nel suo cammino illuminati e sensibili imprenditori che hanno accolto con concretezza questa filosofia di mutuo soccorso.

Nasce tempo fa  l’idea di creare una pizza dedicata a “La Città delle Donne” che possa divenire, con la sua vendita, un sostegno per i progetti intrapresi dall’associazione.

“Ringraziamo oggi Alexander Pizzeria che ha abbracciato, con entusiasmo, creatività e tanta passione, questa richiesta di solidarietà sociale, che grazie  al suo chef e staff davvero molto speciali, hanno voluto dar vita ad una nuova spettacolare pizza, un vero inno alla vita, proprio come lo sono tutte le Donne. Il messaggio? Chiunque, attraverso le proprie personali potenzialità e professionalità, può trovare un modo per sostenere chi, come noi, si trova in prima linea nel soccorrere chi è meno fortunato” le parole dell’associazione “La Città delle Donne”.

Alexander Pizzeria presenta così “Afrodite Marina”, opera artistica che stimola il gusto, l’olfatto, la vista e lo spirito: lo Chef si è ispirato alle statue antiche della dea, con il tradizionale vaso sopra le spalle, che simboleggia la funzione del femminile di contenere e nutrire.

“Quest’opera artistica, è stata creata dopo una piacevole condivisione di valori fra l’associazione ed il team Alexander, con cui nasce una collaborazione di intenti nel rispetto del mondo femminile. Una volta ideata, questa pizza “Afrodite Marina”, come naturale conseguenza, è stata dedicata alle Donne con il Patrocinio della nostra associazione” conclude “La Città delle Donne”.

CASTAGNOLE: “La carta delle uova pasquali si trasforma in corone per piccoli Re e Regine”

Corone create dai bambini castagnolesi con il riciclo della carta delle uova di Pasqua.

Le foto del Re e della Regina che riceveranno più Mi Piace verranno incoronati direttamente dal Sindaco del Comune di Castagnole Piemonte. L’iniziativa del Chisolino il collaborazione con il Comune di Castagnole Piemonte, ha portato un gran da fare tra le famiglie alle prese con cartoncini, forbici, colla e tanta fantasia.

Tutti i capolavori dei bambini sono visibili all’interno dell’album fotografico:

https://www.facebook.com/pg/ilchisolino/photos/?tab=album&album_id=3044520738940505