Cara Madre Terra: “Casa nuova, vita nuova”
Una difficile missione, se non quella di fermare il degrado della Terra cercando in tutti i modi di garantire un futuro migliore al prossimo. Tutto dipenderà dalle nostre scelte, ed in questa rubrica cercheremo di sensibilizzarci verso un Mondo più pulito ed in simbiosi con la natura.
A cura di Roberta Monagheddu
Ecco come essere più sostenibili quando si va a vivere da soli o in compagnia
Convivo da un anno e mi piacerebbe condividere con voi la mia esperienza in termini di sostenibilità. All’inizio sarete super entusiasti di entrare nella casa nuova e ovviamente comprare tutte quelle cosine che immaginavate da tanto tempo.
Il mio primo suggerimento è: fermatevi un secondo a pensare cosa DAVVERO possa servire. Avete la possibilità di un nuovo inizio, cogliete l’occasione e scegliete quando possibile il MINIMALISMO: poche cose e funzionali. Questo vi tornerà utile anche se, come me, siete dei disordinati patologici, sarà molto più difficile creare caos se ogni cosa ha un suo posto e ogni oggetto ha un valore.
Prima di comprare qualcosa, CERCATELO USATO. Ormai ci sono tantissimi posti dove poter comprare usato ed in ottime condizioni come se fosse nuovo, da siti online come Subito o Marketplace, oppure in negozi fisici come la catena de Il Mercatino, o ancora vari mercatini open air. Di solito si risparmia e si ha l’occasione di dare una nuova vita a qualcosa che diversamente sarebbe andato gettato via. E anche se qualcosa di usato potrebbe avvicinarsi al prezzo dell’oggetto nuovo, preferite comunque l’usato se in buone condizioni. Ricorda: non lo fai solo per il prezzo, ma anche per la sostenibilità. Noi abbiamo trovato divano, tavolo e sedie, letto, armadio, in ottime condizioni e decisamente a prezzi inferiori al nuovo.
Quando proprio doveste andare sul nuovo, cercate di fare SCELTE CONSAPEVOLI: dove possibile riducete l’acquisto di oggetti in plastica o simili, quando possono esserci benissimo alternative più sostenibili (es. la grattugia: posso fare a meno dell’impugnatura in plastica e sceglierne una tutta metallo? Certo che sì ?).
Non dimentichiamo i PARENTI! Potrebbero voler fare gentilmente qualche pensierino per la casa nuova, anticipateli chiedendo qualcosa di utile, magari dando qualche suggerimento che rispecchi il vostro stile di vita e le vostre necessità. Poche padelle ma di buona fattura, due paia di lenzuola, due set di asciugamani… Per esempio ho chiesto specificatamente che non ci fosse regalata la macchinetta del caffè, che avrebbe portato a un abuso di capsule, che a sua volta avrebbe condotto alla creazione di rifiuti e costi non necessari. Ho poi ereditato una bellissima supermoka di mia mamma che altrimenti sarebbe rimasta nel suo armadio inutilizzata, mentre per me è stata perfetta! E lei ha fatto un passo in più verso il minimalismo, liberandosi di qualcosa di inutilizzato e dandole una seconda chance.
Non comprate con il principio di “E SE POI NON BASTA”? Inutile avere 12 o 18 piatti fondi, piani, piattini, bicchieri, posate a riempire scaffali e cassetti quando nella vita di tutti i giorni se ne usano 6 al massimo. In caso di un gran numero di ospiti vedrete, un modo lo si trova – come chiedere in prestito a parenti vari che non vedono l’ora di liberarsi di piatti che sono rimasti in credenza a far niente per troppo tempo, oppure se gli amici si abitueranno al vostro stile di vita non si stupiranno quando chiederete di portare un paio di piatti al posto del dolce?.
Per alcune cose non dimenticate di prendere in considerazione l’AUTOPRODUZIONE, ormai ci sono tantissimi tutorial, dagli addobbi per Natale, alle creme, allo yogurt, ecc ecc.
Scegliete materiali per la cura della casa e della persona con MENO PACKAGING e MENO INGREDIENTI possibile. Un primo grande e immediato switch potete farlo passando dagli shampoo in contenitori di plastica a shampoo solidi (es. Ethical Grace). Ah! Qualora doveste ritrovarvi ad acquistare online, cercate di fare un ordine unico e più grosso così da ridurre il numero di consegne (ovviamente questo non vale per alcuni dei più grossi e-commerce, che consegnano oggetto per oggetto senza raggruppare la spedizione…).
E quando arriva l’ora di “procacciarsi” il cibo…preferite i MERCATI. Se andrete dai contadini troverete frutta e verdura locali e di stagione, uova (anche senza la confezione in plastica), legumi sfusi (portate il vostro sacchetto riutilizzabile!), formaggi d’alpeggio ecc ecc…un mondo da riscoprire (trick: andate sul presto per trovare meno persone).
Ognuno trovi il proprio significato di felicità, che non starà mai nel possedere e accumulare cose.
Cara Madre Terra: “Ritorno al… passato”
Una difficile missione, se non quella di fermare il degrado della Terra cercando in tutti i modi di garantire un futuro migliore al prossimo. Tutto dipenderà dalle nostre scelte, ed in questa rubrica cercheremo di sensibilizzarci verso un Mondo più pulito ed in simbiosi con la natura.
A cura di Roberta Monagheddu
“Tanto non lo fa nessuno, tanto vale non farlo nemmeno io.”
Da quando ho iniziato a sondare il terreno sull’opinione altrui, la maggior parte delle persone mi risponde così quando si discute di cambiare alcune abitudini da consumatori del XXI secolo a favore di un’economia più sostenibile. E a me viene un nervoso che la metà basta.
Poi chiacchierando con queste persone riemergono i loro ricordi, di quando la nonna utilizzava la cenere per fertilizzare l’orto, di quando il sapone non era in flaconi di plastica ma “il Marsiglia solido va bene per tutto”, di quando il latte veniva venduto in latteria travasato nelle bottiglie di vetro, da riportare pulite per l’acquisto successivo, di quando l’acqua in vetro veniva consegnata a casa (a prezzi non esagerati come adesso). E potrei andare avanti per tutto l’articolo, il punto è che adesso siamo abituati alla comodità, e il pensiero che tutto ciò sia normale è talmente radicato nelle nostre abitudini, che pensiamo che nulla potrà mai cambiare. Che siamo spacciati. Secondo me invece il consumismo ci ha impigriti, e se ci informassimo magari scopriremmo che il cambiamento potrebbe non essere così tremendo. Cosa dovrei dire, è vero, non è facile. Però adesso qualche occhio si sta aprendo. Da quando Greta ha fatto capolino, io vedo attorno a me qualcosa che sta cambiando, una fibrillazione, c’è del fermento.
Dopo i Climate Strike del 15 Marzo e del 24 Maggio 2019, che sono stati di portata MONDIALE, tante iniziative sono nate o cresciute. Un esempio, alcuni dei ragazzi che hanno partecipato hanno creato una pagina Instagram fridaysforfuture_torino (Fridays for Future Torino) che invito tutti a seguire, è ricca di spunti interessanti, ma soprattutto finalmente potrai renderti conto che ti stavi sbagliando. Siamo in tantissimi che cerchiamo di fare qualcosa per cambiare! La frase “Tanto non lo fa nessuno, tanto vale non farlo nemmeno io” è completamente anacronistica.
E’ questo il tempo per noi consumatori di cambiare in modo importante la domanda, e possiamo farlo solo insieme.
“We don’t need a handful of people doing zero waste perfectly, we need millions of people doing it imperfectly.” – Cit.
Una difficile missione, se non quella di fermare il degrado della Terra cercando in tutti i modi di garantire un futuro migliore al prossimo. Tutto dipenderà dalle nostre scelte, ed in questa rubrica cercheremo di sensibilizzarci verso un Mondo più pulito ed in simbiosi con la natura.
A cura di Roberta Monagheddu
Bentornati, qual buon vento vi porta a rileggere la mia rubrica? Personalmente, il vento che mi ha portato a scrivere è stato quello del Sud, ed in seguito capirete il perché. Spero che dopo qualche giorno di pausa estiva siate riposati e che le vostre menti siano un po’ più fresche e determinate a riprendere la quotidianità. Dopo l’ultimo articolo, particolarmente impegnativo sia da scrivere che da leggere immagino, quest’oggi vi propongo in leggerezza alcune mie personali considerazioni. In questi giorni sono proprio contenta. Tutto è iniziato quando ho sentito una cosiddetta “Influencer” Instagram di usi e costumi parlare di inquinamento ambientale dato dalle plastiche, e dei provvedimenti che piano piano si stanno prendendo per arginarlo. Non capita spesso che un personaggio pubblico utilizzi la sua fama e le migliaia di visualizzazioni per diffondere quotidianamente messaggi utili, tra un advertising (pubblicità) e l’altro, semplicemente perché non è redditizio (ma non intendo generalizzare). Ho anche notato che ultimamente molti giornali, riviste e radio stanno dando voce a questo argomento: che la difesa dell’ambiente stia diventando una moda? Non è per moda che si dovrebbe difendere il pianeta, ma se questa può essere un veicolante, ben venga! Chi ha colto l’emergenza della questione ambientale cerca a questo punto di non ritorno di ingegnarsi nei modi più disparati per sensibilizzare l’opinione pubblica: scrivendo articoli, aprendo blog, cercando di cavalcare l’onda dei social e di rendere accattivanti i contenuti e molto altro. L’inquinamento causato dalla plastica è forse usato come cavallo di battaglia perché è visivamente molto di impatto. Come ho accennato inizialmente, sono stata in vacanza al Sud, precisamente a Napoli. Facendo la turista, passeggiavo, godendo del Sole, della brezza, della vista del mare, finché sono arrivata a Castel dell’Ovo, e mi sono avventurata alla scoperta di ogni suo segreto.
Ohibò, un cartello all’ingresso citava: “ONE PLANET, ONE FUTURE: la mostra temporanea di Anne De Carbuccia”.
Curiosa, sono entrata e tantissime bellissime fotografie con annessa didascalia spiegavano in termini semplici ma forti come le plastiche stiano rovinando gli ecosistemi, com’è il mondo con le plastiche e come potrebbe esserlo senza. Dal sito potrete guardarle tutte scorrendo fino alla sezione “Opere d’Arte”, se volete, e partecipare alle iniziative: www.oneplanetonefuture.org
“Anne richiama l’attenzione sulla crisi ambientale e climatica che stiamo vivendo e promuove il cambiamento a favore di stili di vita più sostenibili per il nostro futuro.”
Molti erano veramente attenti, e un po’ mi sono stupita perché penso spesso che alla gente importi poco di questi temi! Ma è anche vero che molti guardavano le opere ammirando la bravura dell’artista ma non approfondendo il significato, tanti purtroppo non entravano nemmeno. E’ una lunga strada per la sensibilizzazione mentre invece il tempo che abbiamo è breve. Colgo l’occasione per ringraziare Anne per il gran lavoro che sta facendo.
Dopo l’awareness (la consapevolezza), bisogna passare all’action. Anche in questo caso ci sono numerosi progetti in atto. Per esempio, ancora su Instagram ho trovato ragazzi volenterosi (posso citare @plastic_pollutionsolution per fare un esempio) che documentano le loro operazioni di pulizia delle spiagge e delle strade mentre si recano a scuola o al lavoro o in palestra; c’è chi raccoglie gli oggetti portati dalle maree, alcuni vengono smaltiti, altri sterilizzati, riqualificati e dati in beneficenza (come ad esempio palette e secchielli per bambini); organizzazioni più grosse lavorano le plastiche raccolte e producono oggetti da rivendere, con cui finanziano i loro progetti.
E’ molto difficile informarsi, ma soprattutto è difficile dare il buon esempio. Proviamoci, potrebbe essere più facile di quanto non si immagini, riducendo l’uso della plastica ed evitando di abbandonarla in giro.
Visitando la Reggia di Caserta, spettacolo meraviglioso delle ninfe in un laghetto. In mezzo vi svettava una bottiglietta di plastica. Fine.
Una difficile missione, se non quella di fermare il degrado della Terra cercando in tutti i modi di garantire un futuro migliore al prossimo. Tutto dipenderà dalle nostre scelte, ed in questa rubrica cercheremo di sensibilizzarci verso un Mondo più pulito ed in simbiosi con la natura.
A cura di Roberta Monagheddu
Il 5 marzo 2018 ho partecipato al seminario “Riscaldamento globale, climatologia, scenari futuri e impatti attesi” tenuto dal Prof. Luca Mercalli, sì proprio lui, il meteorologo e climatologo italiano, nonché presidente della Società Meteorologica Italiana. La stessa persona che, in terza media, facendomi l’autografo scrisse: “Guardare le nuvole e risparmiare energia”. Un grande, pensai. Ancora oggi riesce a muovere le masse con la potenza e la verità delle sue parole, perché c’è passione, urgenza e grande preparazione nei suoi toni per gli argomenti trattati. Ebbene il suo seminario, che ho tentato di semplificare e riassumere, è stato un’introduzione al corso “Cambiamenti climatici e socio economici” del Politecnico di Torino.
Da quando è comparso l’uomo, per 190.000 anni non ci sono mai stati periodi abbastanza lunghi di stabilità climatica per permettergli di sviluppare l’agricoltura. Alcuni ritengono che solo da quando il clima si è stabilizzato, dopo l’ultima glaciazione (20.000 anni fa), con piccole variazioni di 1°C circa, sia stata possibile la domesticazione dei vegetali. Se oggi siamo qui, con una civiltà ed una società di questo tipo, lo dobbiamo al clima. Avremmo dovuto fare in modo che non degenerasse a garanzia del proseguito del nostro cammino. Invece adesso ci ritroviamo a fare i conti con un clima con caratteristiche sconosciute al genere umano, mai verificate in ben 10.000 anni.
Le grandi sfide dell’umanità di oggi vengono definite in due distinte terminologie:
Ma come siamo potuti arrivare fino a questo punto? Abbiamo interferito con il bilancio radiativo terrestre, ovvero il bilancio tra la radiazione assorbita e quella rilasciata dalla Terra. Un effetto serra naturale è a noi umani favorevole. Se non ci fosse un cocktail di gas ad effetto serra nell’atmosfera terrestre il bilancio radiativo generarebbe un congelamento della terra fino a -18°C. Un adeguato livello di effetto serra permetterebbe un’oscillazione della temperatura tra i 14° e 15°C, una situazione che risale al periodo preindustriale! Con il periodo industriale, questa condizione favorevole è stata da noi alterata: abbiamo messo in atmosfera quantità in surplus di gas serra, principalmente CO2, ma anche ossidi di azoto, metano, acqua (sotto forma di vapore acqueo, a causa dall’aumento della temperatura dell’atmosfera), gas artificiali, e molto altro. I gas serra fanno sempre più da barriera: le radiazioni arrivano dal Sole sulla Terra, ma poi fanno sempre più fatica ad uscire dalla nostra atmosfera perché “schermate” dai gas. Parte delle radiazioni, anziché uscire normalmente in direzione spazio, ritornano sulla terra riscaldandola maggiormente. Questo fenomeno è detto Antropogenic Global Warming.
Il principale agente di cambiamento è sicuramente la CO2. Il valore oggi considerato preindustriale vale 280 ppm di CO2. Claude Lorius (glaciologo), in seguito alle ricerche cominciate nel 1958, studiando l’aria fossile nei ghiacci dell’Antartide, scoprì che in 800.000 anni non abbiamo quasi mai superato i 300 ppm. Sempre nel 1958 Charles Keeling (geofisico) misurò 310 ppm di CO2 dall’atmosfera. La CO2 misurata in ppm era aumentata di 30 ppm dal periodo preindustriale. Keeling diede con le sue misurazioni un chiaro campanello di allarme quando constatò il trend!
Nel 2017 a quanto siamo arrivati? Siamo a ben 410 ppm…..
E finora abbiamo parlato solo di CO2, senza considerare tutti gli altri gas che peggiorano la situazione, e la natura che va a modificare il suo corso abituale reagendo a questo cambiamento di temperatura, innescando tutta una serie di conseguenze peggiorative a catena ed esponenziali. Qualsiasi sistema sottoposto ad un fattore forzante del genere non può rimanere fermo! Noi percepiamo questo cambiamento lento perché ragioniamo come uomini, ma è estremamente rapido come tempi di evoluzione della natura.
1°C in più solo nell’ultimo secolo: abbiamo vissuto gli anni più caldi della storia dell’uomo.
Il Trattato di Parigi, redatto nel 2015, in cui 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale, aveva come principale obiettivo quello di rimanere sotto i 2°C di aumento termico.
Guardate questo grafico:
I 2°C da non superare erano stati stabiliti per rimanere nel range di pericolo “Dangerous”, avendo già superato ampiamente le temperature di prudenza. Questo limite è stato raggiunto, dirigendoci quindi verso i 4°C della sezione catastrofica “Catastrophic” e 5°C della sconosciuta“Unknown”. Chiariamo questi ultimi due termini: una catastrofe ha uno scenario nella nostra mente, vogliamo evitarla ma sappiamo cosa sia. Se raggiungessimo i 5°C ed una condizione sconosciuta di cambiamento climatico, significherebbe che l’essere umano entrerebbe in una situazione di cui non ha memoria storica; non sappiamo come la Terra, gli ecosistemi, il clima potranno reagire ad un cambiamento del genere. Tutto è collegato e tutto rischia di collassare.
Cosa possiamo fare? La quantità di CO2 emessa pro capite è infatti davvero enorme, inoltre è difficile raggiungere accordi tra Paesi con differenze molto elevate (vedi stile di vita americani, africani, cinesi, italiani…): c’è chi emette oltre 16 tonnellate pro capite di CO2, e chi 100 kg! Se mettessimo in atto qualche cambiamento si potrebbe riuscire a rimanere entro i 3°C fino all’anno 2100. Trentanni fa sarebbe stato utile spegnere le luci, chiudere l’acqua, ora non basta più. Dobbiamo tenere presente che non si possa curare il cancro con un’aspirina, e considerare quali siano gli impatti reali delle nostre azioni.
Secondo una ricerca svedese bisognerebbe:
Questa è la più grande sfida dell’umanità. Siamo entrati nell’ANTROPOCENE, l’epoca geologica attuale, generata da quello che noi umani abbiamo compiuto, mettendo in campo forze antropiche paragonabili a quelle naturali.
Una difficile missione, se non quella di fermare il degrado della Terra cercando in tutti i modi di garantire un futuro migliore al prossimo. Tutto dipenderà dalle nostre scelte, ed in questa rubrica cercheremo di sensibilizzarci verso un Mondo più pulito ed in simbiosi con la natura.
A cura di Roberta Monagheddu
“Quando il sangue delle tue vene ritornerà al mare, la polvere delle tue ossa ritornerà alla terra, forse ricorderai che questa terra non appartiene a te, ma che tu appartieni a questa terra”.
Mia madre leggendo queste parole direbbe: “Che botta di vita oh! Cominciamo bene!” E non avrebbe tutti i torti. Eppure questa citazione è un incipit davvero puntuale: in una sola frase, che campeggia da anni sul muro della mia stanza, potrete capire due cose:
– di avere a che fare con una persona cinica, un po’ disillusa e realista;
– che la rubrica tratterà di ambiente, cambiamenti climatici, sostenibilità ambientale e molto altro.
Vi faccio una premessa: non sono un’esperta!
Ho studiato Tecnologie Alimentari, giochicchio a pallavolo, mi piace la psicologia e la comunicazione, lavoro nel settore industriale. Mi rilasso cantando (quando nessuno mi sente!) e selezionando fotografie da far sviluppare. Banalmente amo viaggiare, mangiare e dormire. Ho però potuto scegliere di che cosa parlare. Vorrei quindi scrivere e discutere con voi del cambiamento climatico, di innovazioni, soluzioni, di film e libri inerenti perché no, e altre cose a riguardo , perché semplicemente ci tengo. Tutto ciò che ci piace e che ci appassiona non potrebbe esistere se non esistesse una Terra su cui praticarlo, e dovremmo esserne un po’ più grati. Perché se facciamo lo sforzo di sentirci piccoli piccoli, se proviamo a sentire quanto sia importante salvaguardare la Terra a cui apparteniamo, capiremo facilmente che non ci è concesso altro tempo e che dobbiamo ormai affrontare questa realtà.
Se siete d’accordo, scriverò umilmente informandomi e crescendo insieme a voi. Questo giornale è uno strumento di non sola lettura ma anche di interscambio comunicativo . Vorrei quindi trattare di argomenti che possano interessarvi il più possibile e che se proposti da voi potranno anche
essere approfonditi.
Il nostro viaggio sta per iniziare….