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“Intervista a Eleonora Gasparrini: un cuore che corre sulle due ruote .”

“Intervista a Eleonora Gasparrini: un cuore che corre sulle due ruote .”

Descrivimi brevemente la tua carriera sportiva:

Ho iniziato a pedalare nel Piossasco, dove ho corso dalla categoria G1 alla G4, anche se nell’ultimo anno ho fatto pochissimi allenamenti e gare per dedicarmi anche  all’atletica. Ho saltato la categoria G5, anche se ho pedalato, per puro divertimento, insieme ai miei genitori. Nell’anno della G6 Andrea Echise, mio vicino di casa, ha fondato la Nonese Cycling Team e mi ha chiesto di aiutarlo con gli allenamenti dedicati ai più piccoli. Quasi per gioco mi sono riavvicinata all’ambiente e dopo aver corso 2 – 3 gare ho capito che la passione stava riaffiorando. Nel primo anno da esordiente ho cercato di gestire entrambe le discipline dando priorità all’atletica e presentandomi in griglia con la mia bici in 5 – 6 gare del circuito femminile: esperienza che mi ha fatto scoprire l’esistenza di un fantastico movimento femminile sul territorio italiano, prima a me sconosciuto. Non riuscendo però a rispettare i tempi di riposo di entrambi gli sport all’inizio del secondo anno esordiente ho dovuto fare una scelta, che senza ombra di dubbio è stata quella delle “due ruote”. Dedicandomi con la giusta costanza, ho vinto i Campionati Italiani su strada e La Coppa di Sera, mentre avendo iniziato anche l’attività su pista sono riuscita ad ottenere anche un argento ed un bronzo ai Campionati Italiani, oltre ad alcune vittorie e piazzamenti in stagione che mi hanno permesso di arrivare in vetta nella classifica Nazionale degli “Oscar Tuttobici”. Da allieva primo anno ho ottenuto il quarto posto alle “Olimpiadi Giovanili Europee EYOF” in Ungheria , il quarto piazzamento ai Campionati Italiani su strada, due maglie tricolore ai Campionati Italiani su pista (Velocità a Keirin), vittoria nella “Coppa Rosa” a Borgo Valsugana e prima in tutte le classifiche Nazionali, con premiazione agli “Oscar Tuttobici” e “BICITV”. E così mi ritrovo oggi, da allieva 2° anno, con 9 vittorie in stagione, una ai Campionati Italiani e recentissimi due ori ai Campionati Italiani su pista a San Francesco al Campo (TO), uno nella velocità individuale ed uno nel kerin.

Come è iniziata la passione agonistica per le due ruote? E chi ti ha trasmesso questo amore?

La mia passione è nata grazie ai miei genitori che, già prima che nascessi, praticavano questo sport partecipando a gare amatoriali. Fin dalla nascita ho respirato l’aria delle “due ruote” ed è stato inevitabile non appassionarmi. Di natura sono competitiva e, sognando di indossare come mamma e papà la divisa di una società inforcando una bici da corsa, mi sono trovata iscritta nella categoria G1 in una squadra di ciclismo per bambini.

Ricordi la prima volta in cui sei salita su di una bicicletta?

Ero molto piccola, avrò avuto 3 anni circa ed ho vaghi ricordi di allora; quello che però ho impresso nella mente è che la prima bici: una FRW rossa con le rotelle sulla quale ho imparato poi ad andare sulle due ruote. Ricordo inoltre una gara per bimbi in montagna, sempre con le rotelle: era una gara per i figli degli amatori e c’era un pupazzo come mascotte che mi faceva tantissima paura!!! Forse per quel motivo, per scappare da lui, avevo pedalato velocissima!

La tua più grande soddisfazione?

Ad oggi è stata certamente la convocazione in Nazionale per gareggiare agli EYOF in Ungheria nel 2017 – Olimpiadi Giovanili Europee.

Il tuo momento più difficile?

Beh ce n’è stato più di uno. Periodi di tanta stanchezza in cui magari sono andata un po’ giù di testa o periodi in cui magari i risultati che volevo ottenere non sono arrivati nonostante molti i sacrifici.

La tua vittoria più bella?

E’ stata quella recente al Campionato Italiano su strada 2018: la gara meglio studiata e meglio preparata in assoluto in cui tutto il lavoro svolto con il mio allenatore Stefano Peiretti è stato ripagato.

Ti ispiri a qualche campionessa o campione in particolare?

Un po’ tutte le ragazze della Nazionale sono un punto di riferimento per me, perché mi piacerebbe riuscire ad arrivare ai loro livelli.

Dove ti alleni? Quante volte alla settimana? E quali allenamenti specifici sostieni?

Mi alleno dalle parti di Giaveno, Cumiana e Piossasco. Solitamente esco in bici cinque volte alla settimana e poi tutte le domeniche gareggio. Alterno l’attività sia su strada che su pista, variando le distanze e l’intensità delle varie preparazioni.

È pericoloso allenarsi su strade in cui passano vetture e mezzi pesanti? 

Sì, ogni uscita purtroppo porta con sé dei rischi; spesso i camion ci passano a pochi centimetri di distanza. Un altro grande problema è rappresentato dalla condizione delle strade sempre più disastrate ed a volte in alcuni punti è inevitabile prendere delle buche, con il rischio sia di caduta che danneggiamento della bici.

Preferisci le corse in salita o pianura?

Diciamo che prediligo percorsi un po’ misti, vallonati.

Che tipo di alimentazione sostieni? 

Già dall’anno scorso ho iniziato a farmi seguire da un nutrizionista, Ettore Pelosi. L’alimentazione e l’integrazione sono fondamentali. Non seguo una dieta ferrea ma controllata, mangio tanto prediligendo tutto il cibo sano. In generale carboidrati a pranzo e proteine a cena, cibi integrali evitando i dolci. Per essere in forma occorre però non solo riguardarsi nell’alimentazione, ma imparare ad “ascoltarsi”. Io mi faccio supportare da un osteopata, Fabio Arione, specialista sia nella postura ordinaria, sia nella “messa in bici”; infatti come biomeccanico dall’anno scorso collabora con la nostra squadra rendendomi conto che può essere sufficiente una correzione di millimetri per trovare l’efficacia massima nella pedalata.

Il movimento femminile del ciclismo a che punto si trova rispetto al mondo maschile?

Purtroppo è ancora molto indietro ma piano piano sta crescendo. Lo si nota già solo dal fatto che ogni tanto fanno vedere qualche gara femminile in TV (cosa che fino a pochi anni fa non avveniva) e si inizia a sentire parlare molto di più del ciclismo femminile. La strada a livello UCI è ancora lunga e penso che noi cicliste, con la nostra passione, dobbiamo insistere per fare in modo che un giorno non ci debbano essere differenze. Il problema non è solo a livello professionistico; infatti al momento, terminata la categoria junior (18 anni), per le donne non esistono categorie intermedie passando subito all’etile, trovandosi a competere, magari ancora in età scolastica, con professioniste di 30 anni e più.

Cosa significa per te esser donna e praticare questo sport?

Essere donna ciclista al giorno d’oggi per me è un onore. Viverlo nel momento in cui il movimento sta crescendo è una grande sfida ad aprire nuove strade, a convincere gli sponsor che le strategie messe in pratica in corsa dal cervello femminile, molto diverse da quelle maschili, sono altrettanto coinvolgenti. Dal punto di vista fisiologico può non essere sempre semplice e porta alla necessità di sottoporsi, forse con più frequenza rispetto al settore maschile, ad esami del sangue per verificare che determinati valori (come ad esempio il ferro) non siano sotto la soglia prevista, perché ciò causerebbe spossatezza, livelli di performance inferiori rispetto al previsto ed inefficacia del lavoro svolto in allenamento.

Che cosa rappresenta per te la bicicletta?

Per me la bicicletta è un mezzo che mi permette di divertirmi, distrarmi aiutandomi a liberare la mente.

Che tipo di bicicletta utilizzi?

Da quest’anno utilizzo una Rodman in carbonio, fornita dalla squadra.

Cosa dicono di te le tue coetanee?

Che sono coraggiosa e determinata, perché praticare uno sport così impegnativo non è semplice, soprattutto dovendolo conciliare con la scuola e con un tempo a disposizione spesso non sufficiente per poter frequentare gli amici.

Progetti futuri:

Sicuramente continuare il più possibile questo percorso, cercando di arrivare il più lontano possibile. In realtà se provo ad immaginare il mio futuro, non riesco a vederlo lontano dalle “2 ruote”; mi piace pensare magari un giorno di poter mettere la mia esperienza a disposizione dei giovani che verranno dopo di me.

Hai altri hobby?

Il tempo è poco, e tra scuola ed allenamenti è difficile trovare del tempo per dedicarsi ad altro.

Come vai a scuola? E come organizzi il tuo tempo per far bene sia nello studio che nello sport?

A scuola molto bene. Cerco di sfruttare al massimo tutti i momenti che ho per riuscire a studiare compresi gli spostamenti in macchina.

Cosa ne pensi di quei genitori che non fanno fare sport ai propri figli per paura di togliere del tempo prezioso allo studio?

Penso che sia un grandissimo errore. Per quanto mi riguarda lo sport serve alla scuola e viceversa. Aiuta ad imparare ad organizzarsi. La volontà consente di far tutto; se si vuole, si può fare. Lo sport aiuta ad affrontare prove a volte difficili, sconfitte e non solo gioie; ma tutto questo aiuta a crescere, ad imparare dagli errori, a guardare avanti e crederci sempre.

Che cos’è il doping per te?

Lo paragono ad un imbroglio, con il doping gli atleti cercano di raggiungere i loro obiettivi con minori sacrifici. Lo considero una mancanza di rispetto nei confronti di tutti gli altri atleti che danno l’anima per ottenere i risultati desiderati.

Esiste nel mondo sportivo giovanile?

E’ già successo di aver sentito di qualche ciclista fermato per doping in giovane età. Purtroppo già nei giovanissimi a volte ci si rende conto che dalle famiglie passa ai ragazzi un messaggio a mio avviso sbagliato; viene suggerito il caffè piuttosto che bibite eccitanti sentendo dire “Perché fanno andare più forte”. Invece non sempre viene spiegata l’importanza dell’integrazione giusta dei sali che si perdono sudando e del “recupero” post gara per smaltire lo sforzo ed alleggerire la muscolatura.

Cosa pensi degli sportivi che ne fanno uso?

Secondo me non credono abbastanza in loro stessi e ne fanno uso per convincersi di essere all’altezza delle aspettative.

Conosci atlete o atleti che ne fanno uso?

Non personalmente; sono venuta a conoscenza di storie per sentito dire, sia nell’ambiente ciclistico che in altri sport.

Come si potrebbe combattere questo problema?

Sicuramente partendo dalle categorie giovanili. Prima di tutto occorrerebbe una “formazione” da parte delle società diretta sia agli atleti che alle rispettive famiglie, con incontri aperti alla discussione supportati da medici competenti. Poi, a partire dalla categoria esordienti, il regolamento FCI prevede la predisposizione di un’apposita sala prove doping post gara, ma in realtà ad eccezione dei Campionati Italiani su strada e su pista, queste prove non vengono mai effettuate. Il controllo dovrebbe essere eseguito con maggiore frequenza ed a sorteggio.

Andrea Laruffa