“La fede dentro un libro ed il viaggio verso il Covid 19. Infermiere in corsia”

“La fede dentro un libro ed il viaggio verso il Covid 19. Infermiere in corsia”

Siamo a cena. Si sente solo il tintinnio delle posate che urtano i piatti. Forse fanno più rumore i pensieri. Una semplice frittata ed un’insalata. La voglia di cucinare è scappata via, accompagnata dalle brutte notizie. Le parole sarebbero un contorno amaro, poco digeribile. Silenzio. Un silenzio molto rumoroso. “Vado a riposare un po’, cosi sarò più fresco dopo,” mi ritiro in camera. Chiudo gli occhi ma immagini viste ai notiziari mi impediscono di riposare. Meglio alzarsi e prepararsi. Aspettare è una tortura. Indosso una tuta, più pratica, si leva prima e si lava in fretta. Saluto senza guardare, da un’altra stanza. Non voglio vedere nessuno e non voglio essere visto. Un ultimo gesto. Tolgo l’anello nuziale, la fede, e la ripongo dentro un libro. Un oggetto che potrebbe essere d’intralcio alle attività. Mi sento nudo, solo. La mancanza di un anello può darmi questa sensazione?  L’auto puzza di umidità. Forse puzza di paura. Non accendo nemmeno la radio. Voglio sentire il mio respiro, la strada quasi deserta, poche auto scivolano sull’asfalto come pensieri impazziti. Dopo poco, troppo poco, eccomi davanti al nosocomio. Grande per gli uomini, inerme di fronte al virus. Le finestre chiuse sembrano occhi, incapaci di guardare la realtà. Chiusi per nascondersi e per nascondere. A passi veloci salgo per la salita, tutto inizia con difficoltà. La salita non è ripida ma è lunga… apro la grande porta, la spingo con forza, è pesante, scricchiola, cigola, sembra lamentarsi di qualcosa di indefinito. Dopo pochi passi le mie narici vengono riempite di un odore acre, acido, irritante. Mi vedo bambino quando, mi recavo con i miei genitori in ospedale. Qui tutto odorava di alcool e segatura, anche altri odori aleggiavano, erano odori che toglievano l’appetito… rimanevo in portineria, i bambini non potevano entrare.  Ma adesso per me la portineria è solo un passaggio. Le scale luccicano, forse piangono. Le luci riflettono sopra i marmi pezzi di luce fastidiosa. Corridoi vuoti. Nessun passo, nessun rumore. Solo silenzio. Porto con me in una busta di carta la divisa, le scarpe nient’altro. Nelle tasche solo la chiave dell’armadietto la carta d’identità le chiavi della macchina e di casa. Si di casa… l’unico rumore è il cartellino che passando suona. Un suono stonato. Acuto, penetrante. La mascherina chirurgica respinge il mio respiro, l’umidità è fastidiosa. Sento l’odore dell’anima forse, quell’anima che non si lamenta, quell’anima che mi accarezza, quell’anima che spinge i cattivi pensieri altrove. Anche lo spogliatoio è vuoto. Sono in enorme anticipo, ma questo è il modo di essere. Odio il ritardo. Il rumore metallico dell’armadietto è l’unica compagnia, ma è grigio, arrugginito, piegato da anni di passaggi. Lo trovo brutto, spento, non d’aiuto. Le macchie di ruggine sembrano cicatrici e lacrime. Devo cambiare pensieri. No. Non devo iniziare cosi. “Tutto andrà bene, tutto andrà bene, “ mi ripeto, imitando gli hashtag del momento. Esco dallo spogliatoio. Percorro il lungo corridoio, mi guardano solo i muri. La statua dell’androne è troppo seria per me. La saluto con un “Arrivederci a domani, non andare via, “  poi mi metto a ridere da solo, ma questo si deve fare. Ridere e sorridere. La tristezza non deve accompagnarmi. La tristezza è cattiva consigliera, ti costringe a vivere male, per poi dissetarsi delle tue lacrime. Non voglio darle da bere. Devo farle soffrire la sete e la fame. Le scale mi sembrano poco faticose adesso.  Giro a sinistra… ecco ci sono.  Un grosso sospiro, un grande sorriso nascosto dalla mascherina ma visibile all’anima. Suono il campanello…

Perché una rubrica? Perché una rubrica con dentro contenuti di uno scrittore attore? Semplicemente perché l’arte non è solo apparire ma è anche lavorare con se stessi per approdare a risultati di cui tutti possono fruire. Leggere… leggete… troverete un mondo dentro gli spazi bianchi fra le righe nere.

A cura di Graziano Di Benedetto

Scrittore – Attore

Andrea Laruffa