PsiCHIcoline: “Tu prendimi… e portami via”
PsiCHIcoline: “Tu prendimi… e portami via”
Qualche giorno fa, mi sono imbattuta in una discussione di alcuni utenti di Facebook. La diatriba riguardava una frase postata da un uomo che scriveva di aver portato a cena la moglie. Un’altra utente commenta a sua volta che il messaggio riprende un modo di dire ormai poco rispettoso nei confronti della donna e sarebbe più corretto dire: “Andiamo a cena insieme” e non ti porto, poiché le donne oggi lavorano e spesso sono economicamente indipendenti. La frase, prosegue l’utente, comunque evidenzia un modo culturalmente scorretto per sottolineare un disequilibrio economico per cui una donna non viene portata a cena ma si va insieme. A sua volta il marito risponde che considera sua moglie la donna più forte e indipendente che abbia mai conosciuto e il suo, solo un modo di dire galante, magari un po’ antico.
Mi aggancio, senza entrare nel merito della questione, per parlare di un argomento che spesso affronto nel mio studio, ossia il desiderio di “essere presi e portati via” nel rapporto di coppia. Non intendo quindi parlare di diritti, di conquiste, un tema a me molto caro e neanche dell’importanza del linguaggio e del suo significato ma vorrei parlare di desideri.. Il desiderio di cui parlo è spesso presente, a volte riconosciuto e a volte no, nelle tante persone che incontro nel mio studio e spesso dico ai miei pazienti che mi ricordano il famoso quadro di Chagall “Sulla città” che raffigura un uomo che vola sopra una città che porta con sé una donna, abbracciandola e sostenendola.
Prendimi e portami via… al mare, in montagna, a ballare, al ristorante, a fare una passeggiata, al cinema, a fare un viaggio…
Portami lontano dalle fatiche, dalle paure, dalle tristezze, dai pensieri, dalle giornate di lavoro, di malattia, di dolore, di aspettative, di attese, di affanni, di ansia, anche solo per un po’, anche solo un momento, una sera, un weekend…
Poi ritorneremo al qui et ora. Prendimi e portami via vuol dire: ascoltami, guardami, curami, sorreggimi, aiutami ma soprattutto occupati tu di me. Alleggeriscimi il peso e balliamo insieme, come se le nostre fatiche non ci fossero, danziamo, godiamo. Ricaricami le energie spente, stanche, non mi far pensare, fammi stare bene, anche solo per un po’… Perché nel prendermi e portarmi via ci si sente meno soli. Soli intesi come non capiti, non sorretti, non aiutati (verità o percezione che sia).
Il prendermi e portarmi via non è una richiesta solo delle donne, ma di entrambi. Certo, spesso sono più le donne che raccontano il peso di tante incombenze, sempre di corsa suddivise tra il lavoro, i figli, i mariti/ compagni, la casa, in un complicato e precario equilibrio. Ci sono anche gli uomini che desiderano essere sollevati e compresi nelle loro fatiche, preoccupazioni, incoraggiati nei loro progetti, “ri-guardati” dalle loro donne. E quando questo non accade, spesso ci si allontana, ognuno ritirato nella propria sofferenza e stanchezza; dietro l’angolo, il gioco non detto o a volte gridato di chi è più stanco e incompreso.
Prendimi e portami via… non è forse il patto degli amanti che lasciano il peso fuori dalla stanza? O l’abbandonarsi dei bambini addormentati sulla spalla di un genitore, degli sguardi degli innamorati o dell’amico dell’adolescenza che ti sostiene contro tutto e tutti? Ci penso io a te, tu fidati, affidati, appoggiati, per un po’, come una promessa, come un’illusione, come in un gioco. Mi piace pensare alla parola portare nella sua etimologia, tra i vari significati ritroviamo: il consegnare, fare un dono, sostenere su di sé, sopportare.
E allora sì, portami a cena, pensaci tu, io scendo dalla giostra del pensare a tutto, anche solo per un po’, anche solo per un’ora, anche solo per una sera.
“Tu portami via
Da questi anni invadenti
Da ogni angolo di tempo dove io non trovo più energia
Amore mio portami via”
Fabrizio Moro
PsiCHIcoline è una rubrica che nasce dal desiderio di avvicinare maggiormente le persone alle tematiche psicologiche. Conoscere e conoscersi per considerare i problemi, le paure, le sofferenze come opportunità, spesso scomode e sgradite, di fermarci e guardarci dentro per trarre nuova forza, consapevolezza, speranza e fiducia.
A cura della Dott.ssa Monica Rupo
Psicologa – Psicoterapeuta