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L’INTERVISTA DOPPIA: “Malecorde e Montaldo, tra loro non esistono segreti”

L’INTERVISTA DOPPIA: “Malecorde e Montaldo, tra loro non esistono segreti”

Riusciranno le Malecorde e Paolo Domenico Montaldo a trasformarsi a fasi alterne in intervistatori e intervistati ed a rivelare dettagli ancora sconosciuti ad entrambe le parti?

Montaldo: “Chi erano e cosa facevano le Malecorde prima del 2014, anno di inizio della nostra collaborazione?”

Malecorde: “Siamo un gruppo nato col doppio intento di proporre brani originali e coltivare progetti sulla canzone d’autore, in particolare abbiamo studiato e proposto molte volte il repertorio di De André nei primi anni 2000 quando non era ancora così eseguito. Successivamente abbiamo lavorato molto sulla Resistenza Italiana con pubblicazioni, concerti e spettacoli, oltre a collaborare con molti scrittori nelle presentazioni dei loro libri ed in rappresentazioni teatrali. Prima fra tutte Laura Pariani.”

Montaldo: “Nel vostro repertorio vi sono brani originali, brani di altri cantautori, canzoni popolari, canzoni della Resistenza. Quali sono le differenze emozionali, tecniche e interpretative tra le varie categorie?”

Malecorde: “Direi che la musica e le canzoni in particolare hanno in sé già un loro carattere che spesso va soltanto esplicitato, possiamo dire che le canzoni della Resistenza sono particolarmente emozionanti perché sono collegate ad un periodo storico molto vicino ed allo stesso tempo molto “forte” per il nostro paese. I brani dei cantautori richiedono più studio degli originali in fase di rivisitazione dell’arrangiamento, mentre le canzoni popolari sono più aperte a soluzioni inedite.”

Montaldo: “Nei gruppi musicali spesso accade di litigare per i più svariati motivi. A voi è mai successo e perché? Se non è mai successo, quale il motivo?”

Malecorde: “Noi abbiamo personalità molto differenti e molto spiccate, si potrebbe litigare spessissimo e per ogni cosa. Prevale invece la stima, la coscienza dei propri limiti, pregi ed intelligenza. Ecco, pensiamo che questo gruppo sia un bell’assortimento di persone intelligenti. Non per essere presuntuosi ma il molto tempo trascorso ce ne ha dato consapevolezza. Sappiamo anche divertirci, una delle cose più importanti per stare insieme. Siamo un gruppo anche molto onesto e democratico, un aspetto riconosciuto da molti musicisti che collaborano e hanno collaborato con noi.”

Montaldo: “Cosa direste, sulla base della vostra esperienza e della complessa situazione attuale, ad un gruppo di giovani musicisti in procinto di affrontare il palcoscenico?”

Malecorde: “Direi ai giovani di continuare a suonare in gruppo, anche se la situazione attuale porta a coltivare progetti solisti per molteplici ragioni, non ultime quelle economiche. Fare musica insieme è un esempio di come dovrebbe essere una società. Persone che spendono i loro talenti e la loro intelligenza per raggiungere un obiettivo comune che migliori la loro condizione e quella degli altri. Coscienti che se si fanno bene le cose il risultato che ottiene un gruppo è maggiore della somma dei risultati che potrebbero ottenere i singoli componenti”

Malecorde: “Da dove nasce l’ispirazione per la scrittura di un testo teatrale che si accompagna ai brani musicali?”

Montaldo: “Il motivo è quello di raccontare la storia, magari non tutta la storia, ma il frammento particolare di una storia che ci ha accompagnato e che, in questo caso specifico, ci ha fatto da colonna sonora durante le nostre feste, i nostri primi amori. Certamente un pezzo della nostra vita.”

Malecorde: “Che spazio ha avuto e ha tuttora la musica nella tua vita?”

Montaldo: “Ero un grande consumatore di musica. Ho iniziato da quella classica. Ricordo che il primo ellepi fu la sesta Sinfonia di Beethoven, ma poi la musica ha sempre riempito le mie giornate: dal progressive rock, all’acid rock, Woodstock compreso, a cantautori preferibilmente italiani, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui la musica che ascolto, e che amo, è molto più rarefatta, spesso solo monostrumentale.”

Malecorde: “De André e Gaber: qual è il messaggio più importante di questi due grandi poeti-cantautori da trasmettere a chi li ricorda e soprattutto a chi non li ha mai visti dal vivo?”

Montaldo: “Sono due messaggi completamente diversi nelle modalità, ma uniti da una intensa critica al sistema con una forte sollecitazione a reagire, e a non reagire dicendo – Tanto non serve a niente -. Quello lo lasciamo dire a chi non ha coraggio. Dobbiamo dire che entrambi questi personaggi poeti hanno lasciato impronte musicali che sono inimitabili e che non hanno età.”

Malecorde: “Anni ’60 e anni ’70. Raccontaci un tuo ricordo personale per questi due periodi

Montaldo: “Gli anni ’60 sono stati divertentissimi. A Torino c’erano ancora alcune case bombardate che aspettavano di essere demolite ed erano il campo giochi di noi ragazzotti fra gli otto e i dodici anni che andavamo in questi posti pericolosissimi a cercare qualcosa, un segno, una pentola, un piatto, una scarpa. Erano tesori autentici che raccontavano pezzi di storia umana.”

Foto di Claudio Bonifazio

Andrea Laruffa

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